Giorgio

Giorgio
Questo sono io in versione escursionista

domenica 20 aprile 2008

STUDY TRIP TO SEQUIM

Sono reduce da un weekend "di studio" trascorso a Sequim (pronuncia "sqwim"), una graziosa cittadina ai margini dell'Olympic National Park, a circa due ore d'auto da Seattle.


Come ci sono finito? Attraverso il prof di un corso che sto seguendo sono stato messo in contatto con un ex-diplomatico in pensione che mi ha invitato a trascorrere un paio di giorni da lui per consultare la sua biblioteca, in cerca di materiale interessante per la mia tesi. Così giovedì mi sono messo in viaggio assieme a una comitiva del tutto "singolare": oltre a me, c'era Christopher Jones, studioso di politica di sicurezza sovietica e russa della University of Washington, il prof che mi ha procurato l'aggancio e che mi ha anche offerto un passaggio. E poi, ciliegina sulla torta, un fisico nucleare russo suo amico di nome Victor venuto a tenere un corso alla UW sul regime di non proliferazione nucleare!

Superato un minimo di imbarazzo iniziale il viaggio è trascorso molto bene, anche perché i vari panorami che si scorgevano dal finestrino erano estremamente attraenti. Di tanto in tanto il prof ha fatto delle soste nei punti più interessanti del tragitto. Abbiamo attraversato un paesino che sembrava proprio il set ideale per un film Western.


E in ogni Western che si rispetti non possono certo mancare gli indiani. Siamo passati vicino a un paio di riserve, ma purtroppo non avevamo tempo per fermarci (prima o poi un giro me lo faccio!). Sono riuscito a scorgere solo qualche segno della presenza degli originari abitanti del Pacific Northwest.


Prima di arrivare a Sequim un'ultima tappa sul mare. La costa lungo lo stretto che separa lo stato di Washington dall'isola di Vancouver è terribilmente ventilata e la spiaggia è ricoperta dai tronchi degli alberi abbattuti dal vento.



All'ora di cena (le 5!) abbiamo finalmente incontrato i nostri ospiti, James Huntley e sua moglie Colleen, che ci hanno offerto un'abbondante mangiata a base di pesce. Jim, come vuole essere chiamato, ha servito in marina durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea. Avendo sperimentato di persona la guerra ha maturato una specie di vocazione a promuovere la pace tra i popoli. Dopo il congedo ha lasciato l'azienda paterna ed è entrato in diplomazia. Il dipartimento di Stato l'ha fatto studiare ad Harvard, dove ha preso un master in relazioni internazionali, dopodicché ha lavorato come diplomatico in Germania negli anni cruciali della ricostruzione postbellica e della nascita della Comunità Europea. In quel periodo ha iniziato a rincorrere la grande utopia della sua vita: l'idea di una comunità di tutte le democrazie occidentali che fungesse da guida per il resto del mondo allo scopo di favorire la pacificazione delle relazioni internazionali e la diffusione dei regimi democratici di libero mercato. Dagli anni cinquanta ha fondato organizzazioni non governative e collaborato con istituti di ricerca con l'obiettivo di lavorare al suo progetto di "Pax Democratica". Ha diretto tra l'altro l'Istituto Atlantico di Parigi e l'Atlantic Council of the United States di Washington, il più autorevole istituto americano che si occupa d relazioni transatlantiche.
Oggi ha 85 anni e una salute che gli gioca un po' di brutti scherzi. Ma mantiene una voglia di vivere da ragazzino e una incredibile proiezione verso il futuro. Lo ha dimostrato nelle ore e ore che ha trascorso con noi conversando degli scenari intenrnazionali che si profilano con le prossime elezioni americane, delle prospettive di democratizzazione della Russia e di un sacco di altre cose.

La sua biblioteca è risultata utile alle mie ricerche. Ma molto di più mi ha attratto sentirlo raccontare della sua vita. Ritorna sempre su uno dei "miracoli" dell'integrazione europea: la riappacificazione di tedeschi e francesi che per secoli si sono scannati a vicenda. E ogni volta si commuiove, così come qualche lacrima spunta quando racconta del sen. Cabot Lodge jr., di cui è stato collaboratore, e che hanno fatto saltare in aria in una camera d'albergo.


Colleen, moglie di Jim, non è stata meno premurosa e accogliente... Mentre ero in biblioteca veniva ogni dieci minuti: "Tutto ok?", "Vuoi una tazza di the?", "A che ora vuoi mangiare?". Insomma, posso dire di essere stato trattato coi guanti bianchi. Avevo persino un piccolo "appartamento" in un'ala della casa che riservano per gli ospiti.


Dulcis in fundo, prima di andare via ho avuto in regalo una copia delle memorie di Jim, con tanto di dedica!


Ci sarebbero diversi elementi da sottolineare nella mia piccola esperienza. Credo che difficilmente un professore universitario italiano si metterebbe a scarrozzare uno studente straniero semisconosciuto con la sua macchina. Né tantomeno un diplomatico italiano ospiterebbe un ragazzo conosciuto per mail. Jim si è scompisciato di risate quando gli ho detto che molti ambasciatori in Italia continuano a farsi chiamare "Eccellenza"!

sabato 12 aprile 2008

PICNIC AL MARYMOOR PARK

Dunque, meglio non tornare sull'argomento elezioni... Sabato scorso il tempo era stupendo: sole cocente e temperatura sopra i 20 gradi per tutto il giorno. Finalmente ho potuto regalarmi una piccola gita che avevo programmato per le vacanze pasquali ma che avevo dovuto sempre rimandare a causa del brutto tempo. Così, abbandonati i libri sulla scrivania, mi sono lanciato sulla mia bike lungo il Burke-Gilman Trail e il Sammamish River Trail. Il percorso era particolarmente affollato, sembrava di correre su una specie di autostrada per bici e pedoni.



I parchi sulle rive del lago Washington pullulavano di gente in costume che prendeva il sole, bimbi che giocavano, cani che si rincorrevano... La tipica smania di arrivare presto all'estate che ti coglie alle prime avvisaglie di bel tempo. E io ho potuto godere delle bellezze naturali della primavera seattlese!


Dopo circa 35 km, superata Redmond, sono arrivato al Marymoor Park, un complesso enorme di spazi verdi, aree attrezzate e campi da gioco per più o meno tutti gli sport immaginabili, nonché una serie di sculture molto carine sparse qua e là.




Mi sono sistemato sotto un gazebo e ho banchettato coi miei bei panini. La compagnia inizialmente non era esltante, perché è arrivata una signora credo quasi centenaria con la sua badante (che per la verità non è che fosse granché più giovane) e hanno discusso tutto il tempo di malattie rare... Per fortuna dopo si è aggiunta una famiglia di andini molto simpatici.
Dopo pranzo mi sono allungato per una mezz'oretta sulla panchina per recuperare un po' di energie e poi di nuovo in marcia verso casa. Sono rientrato ormai a sera inoltrata e mi sono subito rifocillato con una cena supersostanziosa. 200 grammi di spaghetti alla carbonara e, per dessert, fragole con la crema, il tutto col sottofondo di "Fracchia, la belva umana".


Beh, mi ritengo soddisfatto!

mercoledì 9 aprile 2008

CHI NON VOTA HA SEMPRE TORTO


Per evidenti impedimenti "logistici" non voterò alle elezioni del 13 e 14 aprile. Vivo con nervosismo l'astensione forzata da un diritto/dovere che invece avrei tutto l'interesse e la volontà di esercitare. La mia frustrazione è tantopiù accresciuta dalle numerose voci che mi sono giunte nelle ultime settimane da amici e conoscenti che, pur avendo il seggio a pochi passi da casa, non andranno a votare perché "la politica fa schifo", "in ogni caso le cose continueranno ad andare sempre peggio", "tanto l'esito è già scontato" oppure, peggio ancora, "un politico vale l'altro".

Eccetto qualche considerazione perlopiù folkloristica sulle primarie americane, finora mi sono guardato bene dal discutere di politica su questo blog, non perché l'argomento non mi interessi, ma perché si tratta di un soggetto sul quale (purtroppo) di rado la gente è disposta a mettere in gioco criticamente le proprie posizioni. Non intendo infrangere il tabù questa volta, nel senso che, per quanto abbia un'idea precisa su quello che mi piacerebbe fosse l'esito delle prossime elezioni, non mi metto certo a suggerire indicazioni di voto o a fare campagna elettorale per l'uno o l'altro candidato. Voglio però spendere due parole contro il trend beppegrilliano del qualunquismo che tanti adepti sta facendo tra gli italiani. La questione è complessa e credo che pochi sarebbero interessati a leggere le mie disquisizioni in merito, per cui mi limito a prendere a prestito uno slogan che ho letto qualche giorno fa e che potrebbe sintetizzare il messaggio di questo post: la cattiva politica si caccia via con la buona politica, non con l'antipolitica.

A presto!

giovedì 3 aprile 2008

SPRING QUARTER

Con la primavera è iniziato anche il mio rush finale alla University of Washington, l'ultimo quarter prima del ritorno. Il campus della UW è stato sin dall'inizio uno degli aspetti più piacevoli del mio soggiorno a Seattle, ma in primavera è ancora più bello. Alberi fioriti di tutti i colori, ragazzi sdraiati sul prato... insomma, non proprio l'atmosfera ideale per concentrarsi sullo studio!


In questo trimestre mi becco tre corsi: Security Affairs of the USSR/Russia and Eurasia Since 1945, American Politics e Political Economy of Development. Gli argomenti e l'organizzazione dei corsi per ora sembrano molto interessanti. Anche gli insegnanti e i compagni (... e le compagne) si presentano bene. In particolare nel corso di American Politics finalmente mi trovo in una classe di miei coetanei (finora ero capitato sempre tra diciottenni o trentacinquenni)... eccezion fatta per uno studente abbastanza senior che, pur non dichiarando apertamente la sua età, ci ha confessato di aver votato alle sue prime presidenziali per Eisenhower, il che significa che nel 1952 era maggiorenne!

Quello che sicuramente non mi piace dei corsi che sto frequentando e, in generale, del sistema universitaroi americano, è il costo dei libri di testo! Non che in Italia siano economici, ma almeno si fotocopiano. Qui di violare il copyright neanche se ne parla, e comunque le fotocopie costerebbero quasi quanto i libri originali. L'altro ieri, quando la cassiera dello University Bookstore mi ha presentato il conto, ho avuto un semicollasso: oltre 300 dollari, e manca ancora qualche testo! Ecco solo alcuni dei libri che mi aspettano questo quarter.


Uno studente della UW paga una tassa di iscrizione di 21 mila dollari all'anno (per fortuna per gli studenti di Bologna ci pensa l'Alma Mater!), che non comprende quasi nulla. L'assicurazione sanitaria è a parte: 400 dollari a trimestre per avere diritto a una visita generica in caso di emergenza, analisi del sangue e visite specialistiche non sono coperte. Altri 40 dollari a trimestre per avere il pass per gli autobus. E altri fior di bigliettoni per i libri di testo... Insomma, prendendo a prestito le parole da qualcuno di mia conoscenza, mi verrebbe da dire che è un sistema immorale! In altri termini, sarà anche vero che in Europa il welfare state spesso sconfina nell'assistenzialismo indiscriminato, ma cosa esiste a fare lo stato se un cittadino medio deve dissanguarsi per avere accesso all'istruzione e alla sanità pubbliche?

Menomale che questi corsi così dispendiosi sono anche interessanti. Per esempio, oggi il prof di economia dello sviluppo ci ha mostrato un po' di grafici e tabelle che, senza entrare nei dettagli tecnici della disciplina, danno un'idea abbastanza chiara delle disparità nella distribuzione del benessere sul nostro pianeta. Guardate questa cartina. Le dimensioni dei diversi stati sono state "aggiustate" in base al potere d'acquisto dei rispettivi abitanti, ed ecco il risultato:


Il Giappone è grande quasi quanto la Cina, l'Europa quanto lAsia, l'Africa e la Russia quasi scompaiono. In quest'altra cartina, al contrario, le dimensioni dei vari paesi riflettono la percentuale di abitanti che vive con meno di 10 dollari al giorno. Se non fosse per il Messico il Nord-America praticamente non esisterebbe, l'Europa a stento si intravede.


Per finire, date un'occhiata a questa tabella. Il PIL dei paesi elencati sulla sinistra corrisponde alla ricchezza prodotta dalle aree metropolitane degli USA riportate nella colonna di destra. Nel 2004, Los Angeles ha prodotto quanto l'intera economia russa!


Interessante, no? Beh, per alleggerire un po' il discorso vi mando i saluti di Freddy, il cane dei miei padroni di casa. Eccolo che mi scruta perplesso mentre esco per il mio solito giro in bici. Non sa se abbaiare o meno. Ancora credo non abbia capito chi sia quest'estraneo che da qualche mese gira per casa sua, però sotto sotto mi vuole bene!