Giorgio

Giorgio
Questo sono io in versione escursionista

mercoledì 28 maggio 2008

WASHINGTON D.C.

Eccomi dunque di ritorno da un'intensa e piacevole gita "di studio" a Washington D.C. Ho trascorso una decina di giorni spulciando documenti nella Library of Congress per alcune ricerche collegate alla mia tesi. Questi, in sintesi, sono i luoghi principali attorno ai quali ha ruotato la mia vita nell'ultima settimana e mezzo (cliccate sull'immagine per ingrandirla così da poter leggere le etichette).


Giusto il giorno prima di partire da Seattle ho avuto il numero di una signora che affitta camere in centro a Washington così, dopo aver tremato per settimane leggendo i prezzi degli alberghi, sono riuscito a trovare una sistemazione economica e comoda. Ho avuto a disposizione in pratica un intero appartamento nel piano interrato sotto la casa della proprietaria, a due minuti dal campidoglio e, soprattutto, a due isolati dalla biblioteca. Per circa dieci giorni, dalle 8 di mattina alle 5 del pomeriggio, la Library of Congress è stata la mia prigione.


Dico "prigione" perché chiudersi otto ore in una sala di lettura mentre fuori il tempo è splendido, in una città piena di posti interessanti da visitare, è obiettivamente una forma di tortura. Per fortuna, in questa stagione, dopo le 5 rimangono ancora diverse ore di luce da sfruttare e le serate sono comunque tiepide e gradevoli. Così ogni giorno, finito di arrovellarmi sui documenti e ripreso contatto col mondo circostante, me ne andavo a passeggio per il National Mall, il complesso di parchi e di spazi publici nel quale sono disseminati i monumenti e gli edifici storici principali di Washington.
Come ho detto, casa mia era a pochi passi da Capitol Hill, sede del congresso degli Stati Uniti. Un sacco di turisti scambiano l'edificio per la Casa Bianca e, devo confessare con un po' di vergogna, anch'io ci sono cascato all'inizio.


Chissà perché poi, visto che la Casa Bianca non ha la cupola!


Muovendo dal campidoglio in direzione nord si passeggia lungo un parco sterminato. Una prima caratteristica del centro di Washington che impressiona è sicuramente l'estensione degli spazi. Attorno a ogni edificio importane o monumento ettari ed ettari di parchi, fiumi o laghi veri o artificiali. La città è stata costruita ex novo circa duecento anni fa in un'area fino ad allora occupata da qualche fattoria, campagne e poco più. Il complesso del Mall è stato creato a poco a poco negli anni successivi, avendo a disposizione uno spazio enorme. Difficilmente un progetto del genere si sarebbe potuto realizzare, che ne so, a Roma o a Parigi, dove in ogni metro quadrato si affollano e si sovrappongono reperti di svariate epoche storiche.

Allo stesso modo colpisce il gioco di simmetrie e corrispondenze geometriche nell'organizzazione dello spazio. Gli edifici e monumenti principali sono disposti come a formare una croce il cui centro è costituito dall'enorme obelisco eretto come monumento a George Washington.


Ancora un aspetto che salta all'occhio: la magnificenza delle costruzioni. Sembra come se la città fosse stata realizzata consapevolmente allo scopo di impressionare il visitatore, di trasmettere un senso di imponenza. Nulla di sorprendente se si pensa alla superpotenza mondiale che sono gli USA da diversi decenni a questa parte. Diverso però è il discorso se si considerano gli Stati Uniti del 1776, una combriccola di ex-colonie inglesi più o meno sbandate, ma dotate evidentemente di una notevole ambizione e un'idea chiara della propria "missione".
Tutt'intorno al Washington Monument, memorials a volontà: il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, il Vietnam Veterans Memorial, il Franklin Delano Roosevelt Memorial... Il più famoso forse è il memorial dedicato ad Abraham Lincoln.



Edifici governativi, monumeti e memoriali qui hanno pressappoco il valore che in una città d'arte italiana avrebbero le chiese, con i "Fathers of the Country" e gli eroi di guerra al posto dei santi. Insomma, una "religione civile" con lo stato e suoi valori come oggetti di culto. A 45° dal Lincoln Memorial si trova il "tempio" dedicato a Thomas Jefferson, anche questo molto suggestivo.



Sembra tutto una riproduzione dell'antica Roma o dell'antica Atene, vero? Solo che quando Washington è stata costruita l'antica Atene e l'antica Roma non esistevano più ormai da "qualche" secolo... Neoclassicismo sfrenato, la chiamerei quasi "art-fiction", l'ossessione di voler ricreare a tutti i costi un passato mitico che si vuole ripercorrere, il mito dell'impero.
Personalmente mi piacciono di più monumeti più originali e meno retorici, come il Franklin Delano Roosevelt Memorial, di cui purtroppo non ho foto, o il World War II Memorial.


Per concludere la carrellata, ecco tutto il percorso da Capitol Hill al Lincoln Memorial riassunto in una bella panoramica.


Domenica 25, vigilia del Memorial Day, in cui si ricordano i caduti in guerra, il National Mall è stato invaso da un campionario di esemplari dell'America profonda. Sicuramente la parte più funny della mia gita a Washington sono state le iniziative organizzate dagli attivisti POW-MIA, che ogni anno manifestano per il ritorno dei prigionieri di guerra (prisoners of war, POWs) e dei dispersi (missing in action, MIA), soprattutto dal Vietnam e dalla Corea. Ci sono dei matti (e sono tanti!) assolutamente convinti che in Corea e in Vietnam ci siano ancora soldati americani prigionieri o dispersi. Dietro c'è tutta una speculazione da parte di reduci di guerra che diffondono liste false di nominativi per farci qualche soldo. Molti dei presunti POW-MIA, in realtà, sono morti, oppure si sono rifatti una vita in estremo oriente o ancora non sono mai esistiti.
Fatto sta che gli attivisti pro POW-MIA sono tanti e... rumorosi! Ogni anno organizzano una parata in motocicletta davanti al campidoglio e la gente si assiepa lungo la strada per applaudirli.


Proprio dei bei soggettoni!

Ci sarebbero tante altre cose da raccontare, ma mi sono reso conto che ho già scritto troppe sciocchezze, e chi arriva alla fine di questo post merita un premio! Mi limito solo a dire che ho passato delle belle giornate e che, tutto sommato, Washington mi è piaciuta tanto.

sabato 17 maggio 2008

LATITANZA

Salve a tutti! Per i prossimi 10 giorni sarò a Washington D.C. per alcune eccitantissime ricerche presso la Library of Congress, quindi sarò un po' inadempiente rispetto ai miei doveri bloggistici... Però controllerò il blog ogni volta che mi sarà possibile e, soprattutto, al ritorno lo aggiornerò a dovere!
Bye

domenica 4 maggio 2008

SLOW FOOD

Dopo una settimana di fuoco all'insegna dell'influenza e dei midterm exams mi sono concesso una bella domenica rilassante e ho partecipao a un evento gastronomico-naturalistico organizzato da Slow Food in una fattoria ad Arlington, a circa un'ora di macchina da Seattle.



La mia vicina di casa Nina è nel board di Slow Food Seattle e mi ha fatto ottenere uno sconto sulla quota di partecipazione (20 dollari invece che 25) facendomi figurare come membro onorario di SF! Sua figlia Maya, che nelle faccende organizzativo-direttive ci sguazza, ha immediatamente preso posseso della reception. Alla fine circa una novantina di persone hanno preso parte alla giornata.


I proprietari della fattoria hanno offerto dell'agnello allo spiedo preparato secondo procedimenti tutti particolari che non conosco.


Ogni partecipante ha portato qualcosa per accompagnare la carne. Io ho contribuito coi miei amati peperoni, che non facevo ormai da mesi: metà arrosto e metà in agrodolce.



Dopo pranzo escursione nella campagna circostante con esibizione canina. Nel senso che i proprietari ci hanno fatto vedere come portano il gregge al pascolo, con i cani protagonisti assoluti della dimostrazione.



Sono efficientissimi. In pochi secondi riescono a compattare il gregge e a indirizzarlo nella direzione in cui cammina la padrona. E di sicuro non è la loro stazza che impressiona le pecore. Il cane più grosso che hanno in fattoria non arriva al mezzo metro di altezza. Le star della giornata sono stati anzi tre piccoli Corgi che, oltre ad essere la razza preferita dalla regina Elisabetta, si sono rivelati anche eccellenti cani pastore.



Sarebbe ingiusto però attribuire tutto il merito ai cani, trascurando il ruolo fondamentale dell'asino come guida indiscussa del gregge. Non so se ne sia consapevole, fatto sta che lui cammina e le pecore lo seguono ordinatamente passo passo.


Come pure una menzione speciale meritano i lama per il servizio svolto a tutela della sicurezza del gregge.... Proprio così! Sono rimasto a bocca perta quando, passati in rassegna i soliti cavalli, conigli e glline ho visto un recinto di lama. Ma la mia sorpresa è aumentata ancora di più quando ho scoperto perché li allevano. Pare che nelle vicinanze della fattoria vivano parecchi coyote, che di tanto in tanto si lanciano in incursioni negli allevamenti a caccia di agnelli. In un anno possono far fuori una decina di agnellini. Il coyote, però, ha una paura matta del lama, per quanto questo sia completamente inoffensivo, e non si avvicina al gregge se ci sono lama nei paragi.


Insomma, una piacevole domenica in mezzo al buon cibo e alla natura. Stephen ha detto che la gita in campagna, il pranzo dalle tre alle sei di pomeriggio, gli hanno ricordato certi finesettimana trascorsi in Italia. Da bravo terrone abituato a pranzare almeno alle due, anch'io non ho potuto che apprezzare!