Giusto il giorno prima di partire da Seattle ho avuto il numero di una signora che affitta camere in centro a Washington così, dopo aver tremato per settimane leggendo i prezzi degli alberghi, sono riuscito a trovare una sistemazione economica e comoda. Ho avuto a disposizione in pratica un intero appartamento nel piano interrato sotto la casa della proprietaria, a due minuti dal campidoglio e, soprattutto, a due isolati dalla biblioteca. Per circa dieci giorni, dalle 8 di mattina alle 5 del pomeriggio, la Library of Congress è stata la mia prigione.
Dico "prigione" perché chiudersi otto ore in una sala di lettura mentre fuori il tempo è splendido, in una città piena di posti interessanti da visitare, è obiettivamente una forma di tortura. Per fortuna, in questa stagione, dopo le 5 rimangono ancora diverse ore di luce da sfruttare e le serate sono comunque tiepide e gradevoli. Così ogni giorno, finito di arrovellarmi sui documenti e ripreso contatto col mondo circostante, me ne andavo a passeggio per il National Mall, il complesso di parchi e di spazi publici nel quale sono disseminati i monumenti e gli edifici storici principali di Washington.
Come ho detto, casa mia era a pochi passi da Capitol Hill, sede del congresso degli Stati Uniti. Un sacco di turisti scambiano l'edificio per la Casa Bianca e, devo confessare con un po' di vergogna, anch'io ci sono cascato all'inizio.
Chissà perché poi, visto che la Casa Bianca non ha la cupola!
Muovendo dal campidoglio in direzione nord si passeggia lungo un parco sterminato. Una prima caratteristica del centro di Washington che impressiona è sicuramente l'estensione degli spazi. Attorno a ogni edificio importane o monumento ettari ed ettari di parchi, fiumi o laghi veri o artificiali. La città è stata costruita ex novo circa duecento anni fa in un'area fino ad allora occupata da qualche fattoria, campagne e poco più. Il complesso del Mall è stato creato a poco a poco negli anni successivi, avendo a disposizione uno spazio enorme. Difficilmente un progetto del genere si sarebbe potuto realizzare, che ne so, a Roma o a Parigi, dove in ogni metro quadrato si affollano e si sovrappongono reperti di svariate epoche storiche.
Allo stesso modo colpisce il gioco di simmetrie e corrispondenze geometriche nell'organizzazione dello spazio. Gli edifici e monumenti principali sono disposti come a formare una croce il cui centro è costituito dall'enorme obelisco eretto come monumento a George Washington.
Ancora un aspetto che salta all'occhio: la magnificenza delle costruzioni. Sembra come se la città fosse stata realizzata consapevolmente allo scopo di impressionare il visitatore, di trasmettere un senso di imponenza. Nulla di sorprendente se si pensa alla superpotenza mondiale che sono gli USA da diversi decenni a questa parte. Diverso però è il discorso se si considerano gli Stati Uniti del 1776, una combriccola di ex-colonie inglesi più o meno sbandate, ma dotate evidentemente di una notevole ambizione e un'idea chiara della propria "missione".
Tutt'intorno al Washington Monument, memorials a volontà: il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, il Vietnam Veterans Memorial, il Franklin Delano Roosevelt Memorial... Il più famoso forse è il memorial dedicato ad Abraham Lincoln.
Edifici governativi, monumeti e memoriali qui hanno pressappoco il valore che in una città d'arte italiana avrebbero le chiese, con i "Fathers of the Country" e gli eroi di guerra al posto dei santi. Insomma, una "religione civile" con lo stato e suoi valori come oggetti di culto. A 45° dal Lincoln Memorial si trova il "tempio" dedicato a Thomas Jefferson, anche questo molto suggestivo.
Sembra tutto una riproduzione dell'antica Roma o dell'antica Atene, vero? Solo che quando Washington è stata costruita l'antica Atene e l'antica Roma non esistevano più ormai da "qualche" secolo... Neoclassicismo sfrenato, la chiamerei quasi "art-fiction", l'ossessione di voler ricreare a tutti i costi un passato mitico che si vuole ripercorrere, il mito dell'impero.
Personalmente mi piacciono di più monumeti più originali e meno retorici, come il Franklin Delano Roosevelt Memorial, di cui purtroppo non ho foto, o il World War II Memorial.
Per concludere la carrellata, ecco tutto il percorso da Capitol Hill al Lincoln Memorial riassunto in una bella panoramica.
Domenica 25, vigilia del Memorial Day, in cui si ricordano i caduti in guerra, il National Mall è stato invaso da un campionario di esemplari dell'America profonda. Sicuramente la parte più funny della mia gita a Washington sono state le iniziative organizzate dagli attivisti POW-MIA, che ogni anno manifestano per il ritorno dei prigionieri di guerra (prisoners of war, POWs) e dei dispersi (missing in action, MIA), soprattutto dal Vietnam e dalla Corea. Ci sono dei matti (e sono tanti!) assolutamente convinti che in Corea e in Vietnam ci siano ancora soldati americani prigionieri o dispersi. Dietro c'è tutta una speculazione da parte di reduci di guerra che diffondono liste false di nominativi per farci qualche soldo. Molti dei presunti POW-MIA, in realtà, sono morti, oppure si sono rifatti una vita in estremo oriente o ancora non sono mai esistiti.
Fatto sta che gli attivisti pro POW-MIA sono tanti e... rumorosi! Ogni anno organizzano una parata in motocicletta davanti al campidoglio e la gente si assiepa lungo la strada per applaudirli.
Proprio dei bei soggettoni!